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Pathos Aurium

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21/10/2013, 13:33
Ho avuto la possibilità di ascoltare con molta calma e attenzione l'ampli in oggetto.

Vi dico subito che è un ottimo amplificatore con eccellenti caratteristiche sonore, molto ben costruito e decisamente accattivante nell'estetica (de gustibus), e può migliorare ancora con una coppia di valvole diversa da quella fornita (le solite Electro Harmonix niente de che).

A breve, ulteriori dettagli...
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23/10/2013, 20:42
A me l'estetica del Pathos piace tantissimo, come all'epoca il TT, la Pathos era appena nata, vivevo a Milano e il negozio di riferimento era Buscemi, c.so Magenta.
Entrai per prendere un Copland, e ne uscii con un Pathos sotto il braccio...si fa per dire, pesava 25kg, precisamente il n.3!!grande sorriso
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23/10/2013, 22:13
carino ma non mi fa impazzire. Soprattutto non vorrei sentire mia moglie che mi chiede perché ho attaccato le cuffie al proiettore
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23/10/2013, 23:11
alessandro1 ha scritto:carino ma non mi fa impazzire. Soprattutto non vorrei sentire mia moglie che mi chiede perché ho attaccato le cuffie al proiettore
grande sorriso grande sorriso grande sorriso grande sorriso grande sorriso  Vero, sembra un proiettore...

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24/10/2013, 05:42
Quella manopola è molto particolare.
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29/10/2013, 23:48
Utilizzo
L'amplificatore è un parallelepipedo di alluminio, con una struttura molto robusta e traforata che fa anche da dissipatore per i transistor finali. La forma squadrata, il peso di 3 Kg, il metallo e la sua particolare finitura opaca lo rendono un oggetto non troppo accattivante (almeno per me), anche se l'estetica con le valvole a vista sul pannello superiore piacerà senz'altro ai cuffiofili dediti al tube rolling.  

L'impatto visivo delle valvole è però neutralizzato da una manopola del volume fin troppo "ingombrante", che attira subito l'attenzione per la sua particolare forma. Confesso di non aver mai visto finora una manopola del volume cava, a forma di cilindro. L'impressione restituita ad una prima occhiata è quella di dover agire con una certa forza per ruotarla, e a ciò contribuisce anche la particolare zigrinatura esterna molto profonda. Ci si aspetta anche che il fondo scuro della manopola, di plastica, abbia qualche funzione di segnalazione visiva, ad esempio che si debba illuminare all'accensione. E invece niente di tutto questo. La manopola è estremamente leggera e "liscia" da ruotare, e non si illumina affatto. Essa è semplicemente fatta così, per un motivo puramente estetico. Che potrà anche essere discutibile, ma che da un tocco di personalità ad un'estetica altrimenti piuttosto anonima.

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L'unica illuminazione (a parte le valvole, ovviamente) è fornita da alcuni led sul frontale, che sono quelli che indicano l'ingresso selezionato, di colore blu, e il led di accensione bicolore, che si illumina di verde durante il funzionamento. Un pulsante è per l'accensione e un altro per selezionare l'ingresso. Non c'è un vero interruttore di accensione, in quanto l'amplificatore ha una presa di alimentazione a 12 VDC, alla quale si collega un alimentatore esterno di tipo switching simile a quelli utilizzati nei notebook. All'inizio si rimane disorientati dal fatto che collegando l'alimentatore si sentono scattare dei relè e si accende il led rosso sul frontale: ciò farebbe credere che l'apparato si è acceso, mentre invece si è solo messo nella modalità di stand-by. Per accendere occorre premere uno dei due pulsanti sul frontale, ma la prima volta non si sa quale premere, in quanto non esiste alcuna forma di indicazione, per cui si va a intuito o per tentativi. In fondo, i pulsanti sono solo due.

Sul retro ci sono le varie prese per connettere le sorgenti, fino a un totale di 4. Il primo ingresso è di tipo bilanciato, con connettori XLR, mentre gli altri hanno i normali RCA. E' presente poi quella che è definita "uscita TAPE", in entrambe le modalità bilanciata e sbilanciata.  Quello che a prima vista poteva sembrare un preamplificatore con uscita cuffia non dispone di una vera uscita pre-out ma soltanto di una più modesta (e meno utile, a mio parere) uscita tape. Per cui la versatilità dell'oggetto si ridimensiona, così come si ridimensiona l'importanza dei quattro ingressi disponibili sul pannello posteriore. Se non può fare da preamplificatore, e si hanno diverse sorgenti, allora vuol dire che serve un vero preamplificatore nell'impianto, a meno che non ci si dedichi esclusivamente all'ascolto in cuffia. E quindi un solo ingresso (o al limite due, uno bilanciato e uno normale) poteva già essere sufficiente, accompagnato eventualmente da una semplice uscita passante che fa sempre comodo.

Sempre sul retro si trovano poi una regolazione del gain e del bilanciamento L/R, sotto forma di due manopoline piuttosto vicine tra loro. Il controllo del bilanciamento è molto utile, soprattutto in considerazione del fatto che l'amplificatore utilizza delle valvole, a detta del costruttore senza alcuna forma di controreazione. Ciò vuol dire che qualunque differenza tra i due tubi (dovuta alle normali tolleranze di produzione) potrebbe ripercuotersi sul corretto bilanciamento tra i due canali. Tale controllo permette di correggere questa eventuale imperfezione, regolando la manopola durante l'ascolto in cuffia. E' presente lo scatto in posizione centrale, molto comodo per riportare la regolazione alla neutralità. Sia il controllo di gain che quello di bilanciamento non agiscono direttamente sul segnale, ma comunicano la loro posizione al chip PGA che si occupa anche della regolazione del volume.

L'utilizzo dell'apparato è tutto sommato abbastanza soddisfacente, se non fosse per due difetti piuttosto evidenti. Il primo è dovuto alla scelta di utilizzare, sul fondo, dei piedini di plastica dura che non hanno il minimo "grip". Quando si tenta di inserire il jack della cuffia l'ampli scivola via, obbligando l'utilizzatore a tener fermo con l'altra mano l'amplificatore. Ma dopo un paio d'ore di utilizzo l'ampli diventa rovente, per cui toccarlo non è molto piacevole. I due difetti moltiplicano quindi in questo modo la loro molestia.

Tecnica
Ci troviamo di fronte ad un amplificatore ibrido, con stadio di ingresso valvolare e finale a stato solido. Le valvole utilizzate sono le 6922 della Electro Harmonix, che vengono prodotte in Russia e sono molto diffuse ed apprezzate per la loro bassa microfonicità e la buona costanza di produzione. Può sembrare un dettaglio, ma nel mondo delle valvole la precisione è un concetto piuttosto aleatorio, essendo dei componenti soggetti a tolleranze abbastanza ampie. La selezione è quindi fondamentale, anche se ciò ovviamente fa aumentare i costi. Nell'esemplare da me provato le due valvole hanno mostrato un comportamento assolutamente identico, non essendosi manifestato alcuno sbilanciamento tra i due canali, che comunque sarebbe stato facilmente azzerato tramite il controllo di bilanciamento posto sul retro.

Il segnale di ingresso, selezionato tra i 4 disponibili, va direttamente nelle valvole per poi passare nel circuito di controllo del volume, e poi da qui prosegue per il finale, composto da una coppia di mosfet per canale. Il controllo di volume è gestito da un chip PGA della Burr Brown, esattamente il PGA2310. Ed ecco una prima sorpresa dell'Aurium: la scelta di eliminare il classico potenziometro con qualcosa di più esotico non è certo una novità, basti pensare a Burson che utilizza quasi esclusivamente commutatori meccanici e un sacco di resistenze. Ma qui si è andati nella direzione opposta. Invece di utilizzare un componente meccanico, si è deciso di affidare il segnale ad un circuito integrato. Il che da un punto di vista ingegneristico è senz'altro un'ottima cosa: il chip PGA2310 ha caratteristiche eccellenti, come ad esempio una dinamica di 120 dB e una THD allo 0.0004%. Mi domando però se tale scelta sia coerente con quella che dovrebbe essere la filosofia di un prodotto come l'Aurium, che utilizza le valvole e ha la "zero controreazione" nel depliant. Nel PGA2310 di controreazione ce n'è sicuramente un po', visto che al suo interno, tra le altre cose, si trova anche una coppia di operazionali.

La scelta di utilizzare un PGA ha reso obbligatorio posizionare il controllo di volume dopo il primo stadio di amplificazione, ovvero dopo le valvole, e questo perchè tale chip deve vedere al suo ingresso un'impedenza abbastanza bassa, pena un degrado delle sue prestazioni, soprattutto a livello di THD. Il posizionamento del controllo di volume dopo le valvole ha i suoi vantaggi, in quanto massimizza il rapporto S/N ai normali livelli di ascolto (il controllo di volume attenua il segnale e contemporaneamente il rumore generato dalle valvole), ma ha lo svantaggio di far vedere ai triodi sempre il massimo segnale presente all'ingresso, con tutte le conseguenze del caso. Una conseguenza è ad esempio il fatto di dover tenere basso il gain delle  valvole, per non mandare in clipping lo stadio seguente. E infatti ho potuto appurare che le valvole hanno un gain di soli 8 dB, cioè appena 2.5 volte in tensione. Con un gain così basso può essere problematico riuscire a far suonare ad un volume sufficiente alcune cuffie ad alta impedenza, ma sia con la HD800 che con la T1, per via della loro efficienza, non ci sono problemi, mentre con le più vetuste DT880 a 600 ohm, ad esempio, il livello sarebbe troppo basso. L'Aurium quindi non è un amplificatore adatto alle cuffie più affamate, scordatevi di pilotarci una HE-6, o una K1000. Il problema invece, anche con le altre, potrebbe diventare critico se si utilizzano sorgenti che escono con un livello più basso di quello standard di 2 VRMS, o con quei brani che non sono registrati allo 0 dB.

Le valvole utilizzate sono le 6922, ciascuna delle quali contiene due triodi. La tipologia dello stadio valvolare è quella di un differenziale, per cui a ciascun triodo è affidata una fase del segnale bilanciato che proviene dal connettore XLR. Se invece si utilizza un normale ingresso RCA sbilanciato, allora si utilizza un solo ingresso del differenziale, mentre l'altro rimane agganciato alla massa. Lo stadio è alimentato da una tensione di 160 Volt proveniente da uno switching, successivamente stabilizzata a 140.

Lo stadio di uscita è composto da una coppia di mosfet identici, per cui ci troviamo di fronte ad un single-ended, in cui uno dei due mosfet fa da carico attivo. L'efficienza di un single-ended è molto bassa, e questo spiega la grande dissipazione di calore manifestata durante il funzionamento. Lo stadio è alimentato con una tensione duale di 12 Volt, ma lo swing massimo è molto inferiore a questo valore, in quanto la caduta sui mosfet si aggira intorno ai 4 o 5 Volt. Per cui il massimo che può fornire alla sua uscita questo amplificatore è di circa 8 o 9 Volt di picco. Anche questo dato, preso da solo, conferma quanto già detto a riguardo del pilotaggio delle cuffie ad alta impedenza e/o bassa efficienza.

Anche lo stadio di uscita è alimentato da una coppia di switching, uno per canale. All'interno dell'Aurium si hanno quindi ben 3 alimentatori switching, 2 sotto forma di moduli separati, e un altro per l'anodica delle valvole, integrato nella pcb dell'amplificatore. E' presente un servo-dc per il controllo dell'offset in uscita, e un circuito elettronico di protezione sulla cuffia, per cui il costruttore ha potuto fare a meno sia del condensatore che della resistenza da 10 ohm presenti di solito in serie all'uscita, mantenendo in questo modo molto bassa l'impedenza dell'amplificatore vista dalla cuffia.

Ascolto
L'Aurium si distingue per un headstage particolarmente ampio, e tende ad essere piuttosto "gentile" nel suo modo di pilotare le cuffie. Predilige gli ascolti volti a mettere in luce il particolare e il dettaglio, ma senza diventare analitico o freddo. Si ha l'impressione di un'estrema coerenza tra le varie gamme, di una grande naturalezza, il che lo rende confortevole anche per ascolti prolungati (cuffia permettendo). Il fatto di poter sostituire le valvole con altre di marche diverse, NOS o meno, rende possibile un certa personalizzazione del prodotto, adattandolo ai propri gusti.

Ho trovato l'accoppiata Aurium/HD800 estremamente appagante. Talune asprezze di questa cuffia vengono infatti smussate, senza però mortificare la capacità di rendere il dettaglio e l'estensione in alto della top di Sennheiser. Ma l'Aurium va bene anche con altre cuffie, a patto che queste non siano troppo esigenti in termini di potenza da erogare. Con la HIfiman HE500 siamo al limite, la HE-6 invece è fuori dalla portata dell'Aurium.
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21/11/2013, 21:53
letto tutto con grande interesse!
una domanda "scomoda" grande sorriso: com'è rispetto al Lightning?
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25/11/2013, 17:54
Mi Piace moltissimo anche in estetica peccato che per il momento non si riescono a trovare in rete foto dell'interno per vedere come è fatto....scusate ma avendo un alimentatore esterno che entra a 12 volt le valvole che hanno una funzione di pre a quanto lavorano di voltaggio o la famosa tensione anodica ,no perché sento sempre parlare che valvole che lavorano a 13 volt su determinati apparecchi che ci sono in giro autocostruiti o progetti vari non fanno il lavoro che devono fare perché la tensione è troppo bassa pur facendo il lavoro di valvola preamplificatrice.
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26/11/2013, 00:48
Come è scritto nel post sopra, la tensione anodica delle valvole è di 140 Volt stabilizzati, ottenuta per mezzo di uno switching integrato nell'amplificatore.
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26/11/2013, 06:55
Alex. grazie per la consueta capacità di coniugare approfondimento tecnico e chiarezza divulgativa per i non addetti ai lavori.
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26/11/2013, 07:03
Chiedo venia, il messaggio in realtà è riferito al thread "Potenza di uscita degli amplificatori per cuffia"
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26/11/2013, 10:02
bandAlex ha scritto:Come è scritto nel post sopra, la tensione anodica delle valvole è di 140 Volt stabilizzati, ottenuta per mezzo di uno switching integrato nell'amplificatore.
Ok grazie ho riletto bene e adesso ho capito...ma per restare in tema l'amplificatore ha un alimentatore esterno che fa entrare 12 volt all'interno della macchina e viene convertito a 140 volt stabilizzato per le valvole,ora visto per togliermi dei dubbi io ho un ampli ibrido a valvole il project sunrise dove la valvola fa la funzione preamplificatrice questo ampli ha la possibilità di portare sia valvole da 6v che valvole da 12v e ha un trim per regolare il bias dei due canali della valvola il voltaggio da configurare e di 13,5 volt, ogni volta che si parla di questi tipi di amplificatori mi sento dire che non valgono un tubo, perché la valvola non lavora alla tensione anodica giusta,purtroppo non parlo bene l'inglese tecnico da poter fare domande specifiche in forum come rockgrotto dove molti utenti l'hanno comprato o se lo sono costruito,ma vorrei togliermi questo dubbio perché reputo che sia un prodotto di ottima fattura e costruito con componenti di qualità è possibile che avendo una alimentazione che entra a 24 volt non sia la stesso convertita a un tot di volt superiori per la tensione anodica a livello da far lavorare la valvola in modo appropriato?
Beata elettronica...
Grazie mille
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27/11/2013, 17:27
Premesso che non ho ascoltato questo ampli e perciò mi fido di quanto ha scritto Alex, non riesco proprio a capire perchè si prenda un alimentatore esterno tipo notebook per poi usare un altro switching all'interno dell'ampli... 
Che vantaggi dovrebbe comportare?
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28/11/2013, 00:02
55dsl ha scritto:...ora visto per togliermi dei dubbi io ho un ampli ibrido a valvole il project sunrise dove la valvola fa la funzione preamplificatrice questo ampli ha la possibilità di portare sia valvole da 6v che valvole da 12v e ha un trim per regolare il bias dei due canali della valvola il voltaggio da configurare e di 13,5 volt, ogni volta che si parla di questi tipi di amplificatori mi sento dire che non valgono un tubo, perché la valvola non lavora alla tensione anodica giusta
Non valere un tubo... per un amplificatore a tubi è il colmo!

Non conoscendo questo ampli, ho dato un'occhiata in giro per vedere di cosa si tratta e sembrerebbe proprio che la tensione anodica dei triodi sia di 13 Volt. Inutile dire che con una tensione così bassa la valvola lavori piuttosto male. E questo anche se si tratta di una 6922, che notoriamente lavora abbastanza bene anche tensioni Vak piuttosto basse. Dando un'occhiata alle caratteristiche della 6922 si vede che, con soli 13 Volt di anodica, la corrente che ci si può permettere di far scorrere nella valvola non può superare i 2 mA, per non far lavorare la griglia positiva, aumentando enormemente la distorsione. Ma c'è un'altra faccenda, e riguarda lo swing massimo, che con 13 Volt di alimentazione, non può superare i 6 Volt di picco (teoricamente, in realtà è più basso).

Non ho trovato lo schema elettrico, e quindi non posso dire se sono stati presi particolari accorgimenti circuitali, ne' il tipo di configurazione utilizzato per il triodo (mu-follower, cathode-follower o altro).

...è possibile che avendo una alimentazione che entra a 24 volt non sia la stesso convertita a un tot di volt superiori per la tensione anodica a livello da far lavorare la valvola in modo appropriato?
Sì è possibile, ma solo dando un'occhiata allo schema elettrico o ad una foto dettagliata della pcb si può capire come stanno le cose.
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28/11/2013, 18:25
Qui un po' di foto anche dell'interno mi sembra molto ben costruito.

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7/10/2014, 17:16
…Una nuova Bellissima Livrea per il Pathos di un ns. Amico Cuffiofilo!!!…Decisamente più interessante di quella anonima in Alluminio.
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7/10/2014, 19:01
Personalmente trovo la versione standard più discreta ed elegante
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7/10/2014, 19:37
trevanian54 ha scritto:Personalmente trovo la versione standard più discreta ed elegante


…La nuova livrea è uscita dalla Factory, per cui se non erano convinti non avrebbero accettato la commessa…e poi ogni tanto, è bello uscire fuori dalle regole…non ti pare.

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7/10/2014, 21:21
Il beneplacito della Pathos non certifica in termini assoluti il valore estetico della nuova versione. Alla fine dei giochi tutto si riconduce al proprio gusto. ed infatti ho iniziato la frase con "personalmente".
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8/10/2014, 10:34
Ho sempre espresso delle perplessità sull'estetica di questo amplificatore...   dry

Ma è l'impostazione generale dell'ampli che desta le maggiori perplessità, oltre l'aspetto estetico: il controllo del volume elettronico gestito da un chip (ma senza sfruttare la possibilità di un telecomando), e la configurazione delle valvole che possono contribuire poco alla sonorità del tutto (circuito di ingresso con differenziale fortemente controreazionato), per cui viene il sospetto che le valvole stiano lì solo per una questione di marketing.
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8/10/2014, 16:57
Ho posseduto ... e possiedo due amplificazioni pathos e posso dire che suonano dannatamente bene (a patto di cambiare le valvole originali).
Il circuito è meglio non stare a guardarlo ... diversamente crollano molte delle convinzioni sinora acquisite. grande sorriso 
Se l'Aurium è simile a quel che suppongo lo stadio a valvole è a guadagno poco più che unitario, il "guadagno in tensione" viene affidato a degli operazionali a fet e "quello in corrente" ai mosfet ... ehhhh lo so .... ma sunano beneeeeee.
Loro parlano di zero controreazione totale ... ma il singolo stadio ne gode sempre.
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9/10/2014, 11:04
Il circuito è difficile vederlo, visto che non è pubblico, ma da quello che si vede all'interno ho potuto dedurne la tipologia. Il gain dello stadio valvolare non è molto elevato, ma è di certo superiore a uno (circa 2.5 volte), mentre lo stadio di uscita è effettivamente fuori dal loop di controreazione, e quindi si può dire che è a zero controreazione totale.

Se veramente lo stadio valvolare avesse guadagno unitario, ci troveremmo di fronte all'evidenza che le valvole stanno lì solo per bellezza, in quanto se non amplificano non servono a niente e potrebbero benissimo essere eliminate. Invece per fortuna (di Pathos) non è così, e quel piccolo gain salva la facciata, anche se il dubbio - per così dire - rimane lo stesso.

Nella mia recensione dell'Aurium non ho messo in discussione la qualità dell'amplificatore (anzi, ho scritto chiaramente che con la HD800 va molto bene) ma due scelte tecniche secondo me discutibili: la prima, l'utilizzo di un chip PGA per il controllo di volume, che filosoficamente fa a cazzotti con la scelta di utilizzare le valvole; la seconda (conseguenza della prima), il fatto che le valvole siano posizionate prima di tale controllo, con il risultato di fargli vedere sempre il massimo segnale in ingresso.

Come già scrissi a suo tempo, questa scelta di usare il PGA si è portata dietro tutta una serie di scelte obbligate (almeno nella configurazione adottata da Pathos) limitandone lo swing in tensione massimo, e vietandogli la possibilità di pilotare cuffie che vadano al di là di quelle molto efficienti come la HD800 o la T1. E per un ampli di tale livello e costo, è una limitazione piuttosto grave.

Di solito non ci si aspetta di trovare tale limitazione in un ampli con le valvole, per questo dico che la presenza delle stesse lascia il dubbio ad una mera scelta di marketing, visto il ruolo piuttosto marginale svolto da esse in questo amplificatore.

Che poi possa suonare bene con la HD800 non c'è alcun dubbio, ma questo è un altro discorso.
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