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10/9/2020, 14:18
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Prossimamente... solo sul Giardino...

P.S.: astenersi ricchi - ma non troppo - che si dedicano alle cuffie uncompromised perché non possono permettersi una scuderia di olgettine...

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10/9/2020, 14:37
E prossimamente con molto interesse leggero' le tue impressioni.
Sii duro con colei che ti ha ammaliato il portafoglio.... essen
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10/9/2020, 14:43
Sii spietato con questa sciacquetta da quattro soldi... grande sorriso
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10/9/2020, 14:57
bandAlex ha scritto:Sii spietato con questa sciacquetta da quattro soldi... grande sorriso
laugh laugh laugh

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10/9/2020, 15:00
Carlo&Co ha scritto:E prossimamente con molto interesse leggero' le tue impressioni.
Sii duro con colei che ti ha ammaliato il portafoglio.... essen
Sarò molto duro... shifty 
Oddio... compatibilmente con quello che mi consente la fisiologia - per quanto efficiente - della mia non più verde età... roll

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10/9/2020, 16:31
Cosa ti ha incuriosito di questa cuffietta?
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10/9/2020, 17:04
Edmond ha scritto:Cosa ti ha incuriosito di questa cuffietta?
L'unanimità dei giudizi positivi in rete e la concordanza su alcune caratteristiche che me la rendono particolarmente attraente; ciò unito all'intenzione - sinora frustrata - di accostarmi alle magnetoplanari, lato HIFIMAN.
Tuttavia, la recente inflazione di modelli sul mercato mi ha indotto ad una certa cautela nell'acquisto; al netto di chi è affetto da shopping compulsivo, preferisco esercitare il ruolo razionale del consumatore, che già non garantisce la soddisfazione dell'acquisto.
Ho registrato diverse lagnanze in merito alla candidata all'acquisto: mi interessava l'Ananda, pur stimando la Sundara (volevo una maggior propensione alla restituzione di una migliore prospettiva stereofonica).
Ragion per cui, da un lato ho voluto andare per gradi; e, dall'altro, ho voluto orientarmi proprio su un prodotto che - in una sostanziale concordanza di giudizi - ha riscosso successo proprio in quel parametro e senza scontare, per ciò, evidenti lacune.
I classici due piccioni con una fava che gli spendaccioni non apprezzano compiutamente... roll

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10/9/2020, 17:12
Scommetto quel peduncolo, che tanto ricorda una delle due labbr....
laser
E' un modulo bluetooth... che diamine... bookread bookread
Le prove sono doppie, filare e BT.
Preparo il barbecue.... nell'attesa.
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10/9/2020, 17:17
Carlo&Co ha scritto:Scommetto quel peduncolo, che tanto ricorda una delle due labbr....
laser
E' un modulo bluetooth... che diamine... bookread bookread
Le prove sono doppie, filare e BT.
Preparo il barbecue.... nell'attesa.

Rimarrai profondamente deluso: l'ha presa senza bluetooth. applausi
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10/9/2020, 18:41
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Cronache di poveri cuffiofili: HIFIMAN DEVA P_202031
La presentazione della Deva non è sfarzosa ma neanche micragnosa: è senz'altro più che soddisfacente e adeguata ad un brand rampante, che coltiva ambizioni di major del settore.
Oltre al suo cavo di collegamento removibile ed alla garanzia, contiene un apprezzabile manuale d'uso, bello a vedersi.
Preciso che, nonostante l'imballaggio sia quello comprensivo del modulo BT, ho autorizzato il suo espianto - da parte dello Store del brand - in quanto non interessato all'oggetto.
Non sono minimamente interessato ad ascoltare senza fili, con oggetti portatili e magari improvvisati, tipo smartphone, una cuffia vistosa - per quanto non pacchiana, a mio giudizio... - e non isolata, passibile pertanto di arrecare fastidio a chi si trova nelle vicinanze: ho una certa età ed il modulo ha un costo che - date le premesse - cozzava con le esigenze economiche.
Probabilmente, peraltro, nell'espianto è stato lasciato il cavo di collegamento del modulo: lo prendo come un (involontario?) gentile omaggio o - magari - un incentivo ad un futuro acquisto...
È il caso, però, di puntualizzare. In seguito alla registrazione sul sito di HIFIMAN, al fine di vedere se si poteva risparmiare qualcosa su una cuffia che mi aveva intrigato, ho dimenticato nel carrello la Deva il cui costo di spedizione era abbastanza elevato. La Factory, subdolamente, mi ha mandato un coupon per accordarmi la spedizione gratuita da un deposito all'interno dell'UE.
Ho subodorato il possibile affare di evitare i costi di importazione e - rischiando - ho fatto l'acquisto.
Purtroppo, non erano presenti cuffie senza BT e mi hanno detto di scegliere tra l'invio dalla Cina della cuffia in scatola sigillata ovvero tra l'asportazione del modulo da confezione che lo comprendeva, con rottura del sigillo originale.
Ovviamente ho scelto, con reciproco vantaggio, la seconda soluzione; avrei dovuto comunque pagare i costi doganali ma mentre questi sarebbero stati certi per una spedizione dall'Asia, era possibile che qualcuno si facesse fuorviare da una spedizione dall'Ungheria, cosa che è puntualmente avvenuta... fisch

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10/9/2020, 19:48
Il modulo, questo modulo, ha anche lo svantaggio di pesare da una parte, quindi non è che sia il massimo...
Altra analisi da fare è che quel modulo BT pilota la cuffia in bilanciato, ecco perchè i 230mW di potenza, contro i teorici 1.000mW e passa. Un ulteriore fattore che potrebbe eludere la scelta di sentirla sempre e comunque via BT in solo bilanciato.
La resa acustica dei piccoli DAC, snatura l'insieme, in bilanciato.
In sommaria conclusione, hai fatto bene. Si investe altrove. special cool

E dunque, giusto un piccolo assagino, prima che inizi il burn-in , come canta l'anatroccolo ?
E' bellissima, piace molto. Complimenti.
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12/9/2020, 10:13
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Amici? band

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12/9/2020, 10:22
E la sorgente qual'è?
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12/9/2020, 18:00
Cronache di poveri cuffiofili: HIFIMAN DEVA P_202033
Musical Fidelity Digilog: puro vintage!
Prima dell'estate, con il ricavato del Teac D-T1 (molto, troppo simile al Thule e, per quanto con gran dispiacere, dovevo fare una scelta!), l'ho acquistato anche per poter - appena mi libero dai molti, troppi impegni - sostituire gli operazionali con quelli previsti da Alex per l'H-DAC+.
Non c'è bisogno che spenda parole per l'apparecchio ma, magari, quando farò l'upgrade farò una piccola cronistoria di questo mitico DAC. flower

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15/9/2020, 00:01
Una premessa, però, conseguente al post precedente, è doverosa, prima di far riferimento alle prime impressioni d'ascolto sulla Deva.
Come elemento narrativo e di raccordo, mi preme raccontare, che contestualmente all'acquisto del Digilog, avevo messo in vendita il mio preamplificatore valvolare e, aspettando che venisse l'acquirente a verificarne il corretto funzionamento, volevo cogliere l'opportunità di verificare, al contempo, l'efficienza del convertitore, da poco speditomi; collegato quest'ultimo al pre e una delle uscite all'AF-N, ne verificai il funzionamento avvalendomi della Sennheiser HD 580. Pur funzionando perfettamente, tuttavia, il risultato d'ascolto è stato mediocre; non mi diedi pena di capire quale potesse essere la causa: altre erano le priorità, in quel momento.
E' pacifico che il DAC in questione sia un componente la cui personalità sonora è resa caratteristica sia dall'uso del TDA1541 che dalla sua implementazione. E' proprio per questo - e per la sua fama - che l'ho preso, in previsione di poter provare - rendendoli intercambiabili tramite montaggio su zoccolo - a cambiare gli operazionali singoli in uscita, utilizzando i moduli ideati da Alex proprio per il DAC da lui progettato e basato sul TDA1541.
Detto ciò, e dato che in questo momento - e per motivi di ordine logistico non potevo tenere a portata di mano anche il Thule Audio DAC200 - sto utilizzando il Digilog, era importante questa precisazione; anche perché, nonostante il prezzo abbordabile, la Deva - ma, ovviamente, approfondirò tali aspetti - presenta, tra le sue apprezzabili caratteristiche, un'elevata trasparenza ed una notevole sensibilità alla qualità delle registrazioni ed alla catena in cui viene inserita, pur non trasformandosi mai - nella limitatezza della mia esperienza con lei - ciò in fonte di criticità. Un fatto, quest'ultimo, che promette di costituire una caratteristica - se non fondamentale - distintiva di tale cuffia.

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15/9/2020, 00:09
Scusa, la catena "deludente" è stata quindi DAC->Pre->AF-N? Ho capito correttamente?

La catena attuale, invece, cosa prevede come sorgente? Una meccanica collegata al Digilog, oppure un player (comunque esso sia)?

Grazie,
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15/9/2020, 00:46
Edmond ha scritto:Scusa, la catena "deludente" è stata quindi DAC->Pre->AF-N? Ho capito correttamente?

Sì, con l'amplificatore che pilotava la Sennheiser citata ... 

Edmond ha scritto:La catena attuale, invece, cosa prevede come sorgente? Una meccanica collegata al Digilog, oppure un player (comunque esso sia)?

Una meccanica, la Luxman D-113D ...

smile

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15/9/2020, 09:47
Grazie. A cosa attribuiresti la delusione legata alla presenza del pre? Accoppiamento elettrico non felice fra pre ed ampli? O altro?
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15/9/2020, 10:36
Mah... difficile da ipotizzare... uno stadio, oltretutto valvolare, in più non avrebbe dovuto comportare gravi deterioramenti, in teoria...
Per esperienza, posso dire che dell'introduzione di un ulteriore stadio di preamplificazione sul segnale bisogna gestire il guadagno, al fine di rendere il tutto in modo coerente.
Ma può benissimo darsi che il suono della Sennheiser non fosse funzionale a quel contesto; non per niente parlavo del suono tipico delle sezioni di conversione che usano il TDA1541, che conosco bene, avendo avuto come mio primo CD player un Marantz CD 85 (e per lungo tempo). Per diverso tempo il TDA1541 ha costituito il modello di conversione multibit, con poche variazioni sul tema e, ormai, fa parte del mio patrimonio culturale il peso prevalente che ha - nell'economia complessiva della conversione digitale-analogica - il dominio digitale.
Cambiando il modello di riferimento, cambiano i termini per rendere coerente il progetto; ed è mia personale opinione che ormai ci si muova per spostamenti minimi in un comune quadro teorico, dove anche il dato d'esperienza - come sempre - ha una sua fondamentale importanza per sfuggire a mediocri implementazioni circuitali plug'n'play.
Come detto sopra, nello specifico, avendo deciso oltretutto di abbandonare l'utilizzazione di componenti che utilizzano la tecnologia valvolare (che ancora può vantare prevalenza giusto nel trattamento di piccoli segnali), non mi sono curato molto del fatto e di cosa ci potesse essere alla radice...

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15/9/2020, 17:42
Fatta, dunque, la tara ai presupposti d'ascolto ed al contesto in cui è stata inserita la Deva e assodato che nulla suona prescindendo da questo, quali sono le prime - e ovviamente non conclusive - impressioni d'ascolto?
E, soprattutto, mantengono fede alle promesse che scaturiscono dai pareri che emergono in rete, riuscendo a rappresentare la Deva quella riscossa - almeno finanziaria - che ogni povero cuffiofilo si aspetta dal suo acquisto?
Le prime impressioni sembrano confermare caratteristiche molto positive e non comuni, soprattutto per la classe d'appartenenza, della piccola HIFIMAN, ad iniziare dalla fedeltà e il rispetto del messaggio musicale nonché alla sensibilità alla catena in cui è inserita.
Ricordo che quella in cui è stata inserita - CD transport Luxman D-113D, DAC Musical Fidelity Digilog e Garden Labs AF-N - è una catena che privilegia un risultato sonoro contraddistinto da solidità, fluidità e pulizia della trama musicale e - lo dico senza timore di smentite - che ricorda, sotto questi aspetti, molti caratteri tipici della migliore tradizione analogica. E, nella migliore tradizione analogica, sono qualitativamente influenzati dalle virtù dei supporti ottici impiegati.
E allora, quasi omeopaticamente, quando vengono inseriti CD AAD il risultato positivo è garantito e le Deva restituiscono fedelmente sonorità primigenie e rappresentative della matrice originaria dell'esperienza d'ascolto!
Conosco molto bene - e per questo li ho scelti per l'ascolto - Communiqué dei Dire Straits e Machine Head dei Deep Purple, i cui vinili ho letteralmente consumato e la restituzione di quelle sonorità, via CD, operata dalla Deva è sostanzialmente coincidente - da far venire i brividi - con quel ricordo analogico: l'omogeneità delle frequenze e quel loro spiccare jazzistico - se mi si passa il termine - alla bisogna è davvero impressionante e la Deva in nulla sembra contribuire a quel risultato... se non restituirlo con enorme rispetto!
Il drumming pesante di Pick Withers in Once upon a time in the West ed i giochi percussivi pirotecnici di Ian Paice  in Space Truckin sono resi con un'evidenza quasi fisica dalla cuffia ma senza che quelle frequenze sovrastino le altre, fermandosi un attimo prima e lasciando il passo a quelle successive: non c'è solidità innaturale sulle frequenze basse o ruffiana evidenza in quelle medio-basse ma una sorta di naturale liquefazione di quanto è stato emesso. Anche la restituzione delle linee del basso - sempre intelligibili - e ben identificabili è lodevole. 
Le voci particolari - ed il loro trattamento in sede di editing - di Ian Gillan e Mark Knopfler sono perfettamente allineate e né spiccano né indietreggiano rispetto al loro tono ed alla loro posizione originale; forse - e dico, forse, non essendo sicuro che ciò derivi dal resto della catena - la Deva tende a spuntare le escursioni di Gillan e a rendere meno artificiale l'equalizzazione della voce di Knopfler. Una menzione a parte va fatta per le chitarre elettriche: le tecniche - così diverse - di Knopfler e Blackmore sono lì, che attendono di essere apprezzate.
Le alte frequenze sono ... analogiche, nette e riverberanti ma senza alcuna fastidiosa persistenza, anche loro allineate secondo una logica neutrale e di non prevalenza sul resto delle gamme in frequenza.
La cosa veramente apprezzabile, però, e lo sa chi ha seguito con sospetto l'evoluzione del digitale sin dagli albori, è l'assenza di congestione dinamica del segnale alla quale l'assenza di distorsioni della Deva - questa volta - contribuisce: una caratteristica che spinge pericolosamente ad alzare il volume.
La cosa che potrebbe deludere è lo scivolamento in secondo piano, rispetto alla quasi eccellenza del resto, della spazialità. Ma occorre intendersi, perché non è che, sotto questo parametro, la conversione multibit via TDA1541 abbia particolarmente brillato; nel senso che, pur venendo rispettata in modo soddisfacente la prospettiva stereofonica, sulla tridimensionalità siamo un po' sotto gli standard desiderati e la Deva non solo è succube di un tipo di ascolto che deve scontare questo parametro quanto, evidentemente, non può fare miracoli. Anzi, con quel riempire gli spazi ma senza affollarli rende più che accettabile - e pure con classe - questa defaillance fisiologica del digitale in esame; e, forse, ciò gli fa scontare - da qui la quasi eccellenza di cui sopra - una focalizzazione meno in linea con gli altri notevoli parametri: niente di censurabile, soprattutto per la categoria alla quale la cuffia appartiene.
Ma continuerò, un po' alla volta e per generi musicali, a parlare di questa cuffia...
flower

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15/9/2020, 23:05
Sarebbe bello, dico sarebbe, che tu, una volta sviscerati i più reconditi segreti e le più armoniose nuances della Deva, ardissi descriverci un paragone, tête à tête, con la Amiron Home...

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16/9/2020, 09:39
Parlato del contesto e dedotto, di riflesso, alcuni caratteri generali della Deva andiamo un po' oltre per cercare di astrarre altri aspetti di questa cuffia.
Innanzitutto è importante precisare che non siamo davanti ad una cuffia monitor: la Deva è una cuffia diretta al piacere d'ascolto e solo per questa via sarà possibile trarre indicazioni sul felice esito del lavoro di editing dei responsabili tecnici della realizzazione dei supporti musicali. E' stata, per me, una felice scoperta: non amo il suono monitor. Il suono monitor è quella cosa per cui persone che si autoproclamano audiofili si abbandonano a disquisizioni inutili, rendendo manifesta le loro fisime, la loro ignoranza e - in fine - la loro presunzione. E' indubbio che per i professionisti del settore lo scopo sia utile e irrinunciabile; ma per tutti gli altri, oltre a rappresentare un comodo specchietto per le allodole - forse sarebbe meglio dire per i polli - per indurre i volatili in questione a spendere cifre importanti, è come metterla in mano ai bambini (il riferimento è larvatamente sessista).
Per questa via mi risulta assai facile affermare che questa cuffia, privilegiando l'impasto dei timbri, la risultante del messaggio musicale complessivo, va davvero bene con la musica classica e con il jazz, che riesce a gestire con uno scopo, e senza fare grande distinzione - con riferimento alla riuscita - tra il numero degli strumenti coinvolti, grazie al più che soddisfacente - funzionale, per quanto sopra detto - potere risolvente. Ascoltando il CD test How & Why della Velut Luna viene in rilievo la capacità di cogliere il pregio artistico delle incisioni di musica classica, con una citazione doverosa per gli strumenti a corda dei quali si riesce ad apprezzare la fedeltà e l'essenzialità del timbro originale del quale un'impressione di levigatezza rende ancora più gradevole l'ascolto; si tratta di una cuffia che sarà senz'altro invisa agli estimatori della setosità delle alte frequenze, giudizio che - normalmente - nasconde un effetto trapanamento del timpano da parte di quest'ultime. Anche la 40th Anniversary Special Edition della Chesky Records conferma la predilezione della Deva per tali generi: la riproposizione di Miss Bea contenuta in New York Reunion del McCoy Tyner Quartet (un vero e proprio supergruppo che annovera, oltre al leader, Joe Henderson, Ron Carter e Al Foster: imperdibile!) è quasi fenomenale.
Un'altra citazione merita la restituzione delle sonorità contenute in How & Why Vol.2, sempre della Velut Luna ma CD dedicato alle voci femminili, che vengono restituite con grande rispetto delle incisioni originali eppure senza alcuna criticità delle frequenze interessate dall'elemento principe, la voce umana. Sia chiaro, le sibilanti dove ci sono (Fire and Rain, cover di Fabiana Martone) ci sono tutte, come la restituzione di tutte le inflessioni (intrigante la cover di Please send me someone to love di Cristina Sartori) che caratterizzano le interpretazioni delle cover contenute nel CD; eppure rimane quest'impressione di totale assenza di fastidio nella fruizione, che non si sa quanto sia dovuta al Digilog e quanto alla Deva.
Altri CD di jazz susseguitisi all'ascolto hanno confermato le buone impressioni di ascolto: Sounds and shades of sounds ha reso giustizia ad uno dei più originali esempi di pianismo occidentale percussivo rappresentato da Luca Flores (che ha finito prematuramente e tragicamente la sua parabola terrena); Kind of Blue (non mi fate dire nulla su quest'opera, per favore) regala rinnovato splendore ai fiati di John Coltrane (per soffiato) e Julian Adderly (per lucidità del timbro) oltre a riproporre tutti gli spernacchiamenti della tromba di Miles Davis (peccato che nella rimasterizzazione risulti ulteriormente sacrificato dall'opera di pulizia il piano di Bill Evans); Shades of Chet, eccellente album all-stars di Rava, Fresu, Bollani, Pietropaoli e Gatto da la possibilità di cimentarsi nella distinzione tra gli stili dei due grandi trombettisti italiani, nel loro ideale omaggio ad uno dei più grandi e tragici jazzisti che sia esistito. Riguardo a quest'ultimo album, però, devo sottolineare l'occasionale fastidio generato dal piano di Bollani, il cui riverbero sembra talvolta troppo artificiale e non in linea con la naturalezza d'insieme; è da dire che non me n'ero accorto prima e mi rimane qualcosa di difficile decifrazione intorno alle cause del fenomeno: sarà dovuto al DAC, alla cuffia, all'editing o ad un connubio sbagliato tra questi fattori?
Un interrogativo che ci traghetterà all'ultima parte di questo report sulle prime impressioni d'ascolto della Deva...
flower


Ultima modifica di Dirty Harry il 16/9/2020, 10:15 - modificato 1 volta.

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16/9/2020, 09:40
Edmond ha scritto:Sarebbe bello, dico sarebbe, che tu, una volta sviscerati i più reconditi segreti e le più armoniose nuances della Deva, ardissi descriverci un paragone, tête à tête, con la Amiron Home...

Lo farò senz'altro... smile

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17/9/2020, 16:27
Occorre, prima di tirare le iniziali conclusioni, cercare di comprendere questo fenomeno.
Molti - almeno quelli con i capelli bianchi - ricorderanno le lotte tra i digitalisti (via CD) e gli analogisti (prima dell'iniziale sconfitta dell'analogico) e di come quest'ultimi affermassero la superiorità dell'analogico, con la conversione D/A costretta a inseguire il modello di riferimento inseguendo sovracampionamenti sempre più elevati e aumentando sempre più l'ideale numero di bit, dei quali i convertitori garantivano la risoluzione: era poco prima dell'avvento dei monobit e dei sigma-delta. Venne, peraltro, praticata anche la strada della ricerca della perfezione - e del superamento dell'originale - tramite la ricerca di software e tecniche di registrazione che si integrassero con le nuove tecnologie impiegate nella conversione D/A: chi ricorda l'HDCD ed i filtri digitali della Pacific Microsonic che assicuravano l'incremento della dinamica oltre lo standard a 16 bit, privilegiando la gamma di frequenze a cui l'orecchio umano è più sensibile a discapito di una riduzione in quelle frequenze dove, al contrario, il nostro udito è meno discriminante?
E' stato un fiorire di nuove etichette discografiche che vendevano CD - dal contenuto artistico discontinuo quando non discutibile - a peso d'oro, indispensabili, però, ad emanare giudizi universali sulla bontà dell'impianto. Molte di queste non esistono più, travolte dal nuovo mercato dei file ad alta risoluzione; altre si sono evolute verso il nuovo mercato.
Ovviamente, di quel periodo la mia cdteca conserva nutrito ricordo, come nel caso della Chesky Records, factory familiare ai cui vertici c'erano, comunque, persone che avevano buona dimestichezza con la tecnica e con la produzione artistica. Tuttavia, mentre nella produzione di classica e di jazz la qualità tecnica - ma anche artistica - delle realizzazioni era di livello abbastanza elevato, nel caso della musica pop la situazione era più altalenante. Essendo quello il mercato più promettente, l'impressione, in alcuni casi, era che l'aspetto artistico fosse subordinato alle necessità tecniche, proprio per... stupire!
Inquadrato il fenomeno ed il suo contesto, devo dire che sono rimasto deluso dalla riproduzione di alcuni pezzi di Sara K, Ana Caram e Rebecca Pidgeon, la cui fruizione a causa di un eccessivo riverbero sorprende negativamente per artificiosità; un'impressione che fa il paio con quella suscitata dal piano di Bollani in Shades of Chet. Difficile dire, vista la natura complessa - o almeno questo è il mio parere - del fenomeno, se la Deva ne sia corresponsabile, e in che misura e a quale titolo.
Avendo tra le etichette speciali pure copiosa partecipazione di Velut Luna nella mia cdteca, devo registrare una maggior naturalezza ed una filosofia sonora costante nella produzione di Marco Lincetto, con una conseguente maggior prevedibilità della bontà del risultato sonoro, mai venuto meno all'ascolto.
Peraltro, non è la qualità del contenuto artistico tout court ad influire sul risultato all'ascolto della Deva - fermo restando il privilegio che nutre verso classica e jazz - atteso che il trip-hop dei Massive Attack viene - pur affettato da effetti di ogni tipo - restituito con ottima resa, pur mancando - forse - quella drammaticità e durezza che contraddistingue tale genere, in cui - quasi - prevale la liricità dei contributi vocali femminili: sarà che il low-fi che contraddistingue - volutamente - il genere sia comunque più tollerato dalla Deva?
Difficile dirlo, se non continuando gli ascolti - anche a confronto - e variando le sorgenti (l'AF-N si sposterà ad Apocalisse incipiente...) a disposizione...
Detto ciò, a livello induttivo, cercherò di trarre delle conclusioni, ovviamente smentibili dal prosieguo degli ascolti a confronto e per sostituzione... al prossimo post!
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17/9/2020, 19:27
Eccellente disamina, grazie, ho letto con interesse e trasporto le tue impressioni.
Sul TDA1541, avendo un cdp sony (vecchia serie pro) concordo sul suono similmente analogico, non proverbialmente digitalizzato, piuttosto piacevole all'ascolto.
Mi piace il fatto che l'esperienza porta ad ascoltare con maggiore interesse verso le sensazioni che un particolare oggetto restituisce, sonicamente parlando. L'età ci fa assaporare il gusto nell'ascoltare, con orecchio diverso, le dinamica di un corcerto o di un assolo, e questo un po' ci svincola dal sistema, una volta individuato cosa puo' andare bene, magari migliorando qualcosa.
La Deva, a questo punto è una gran compagna di ascolti, rivelatrice di quei dettagli che magari diversamente sfuggono all'ascolto anche più attento. Il low-fi di cui accenni, probabilmente è subito rivelato, diciamo non fa la paciona, ma cerca di restituire il più possibile quello che è l'incisione.
Troppe cuffie appiattiscono le diverse qualità di incisione, e queste sono per una amplia clientela. Qualora qualche cuffia, sembra scimmiottare con qualche incisione, allora, comprendendone l'origine, è forse quella che più di qualche altra, restituisca meglio i micro-dettagli, pur sempre incisi, talvolta non ben riprodotti.
Al prossimo episodio, e per ora buoni ascolti,  fishing  rimango sintonizzato.
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