- massimo1974arancia
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In questa era informatica, i negozi e più in generale luoghi di scambio, sono diventati virtuali; questo vale anche per i mercatini dell’usato dove i siti di annunci hanno sostituito quasi del tutto i giornali come PortaPortese. Proprio girando in un sito di annunci ho trovato un venditore con molti cd progressive a prezzi interessanti contenuti in una lista in formato excel: accanto a nomi noti come Fairport Convention e Strawbs, scorrendo la lista ho trovato un disco di McDonald and Giles in condizioni sealed al prezzo di € 6,00: ovviamente lo prendo e mi faccio così uno dei più grandi favori della mia vita.
È un album che al primo ascolto piace subito e nei successivi ascolti piace sempre di più e non stanca mai. Il contenuto musicale è di valore assoluto ma anche le vicissitudini che hanno portato alla realizzazione dell’album sono assai interessanti e contribuiscono a dare senso alla musica di questo capolavoro. Micheal Giles e Ian McDonald erano membri fondatori dei King Crimson e dopo la realizzazione dell’album di esordio In the Court of the Crimson King e il primo tour internazionale abbandonano il gruppo per manifesta incompatibilità caratteriale con il leader emergente Robert Fripp e per la stanchezza e la lunghezza del live tour internazionale. I due fuoriusciti non faticano molto a convincere l’etichetta Island a produrre il loro primo lavoro che contiene per la maggior parte composizioni di Ian McDonald risalenti anche ad anni precedenti e una sola composizione di Micheal Giles. Malgrado tutto l’album ha una grande uniformità musicale e tematica, infatti la struttura ricalca il cosiddetto semi-concept con quattro canzoni sul lato A e una suite sull’intero lato B. Le influenze dei tardi Beatles da Revolver a Abbey Road sono evidenti ed esplicite come pure il tributo alle composizioni coeve di The Band; eppure le fonti sono portate ad esiti estremamente progressivi come era accaduto per il primo album dei King Crimson. La fortuna ci mette lo zampino e fa in modo che nella sala adiacente dello stesso studio di registrazione i Traffic stiano registrando John Barleycorn must die così Steve Winwood è disponibile a incidere il piano di Suite in C, la prima traccia dell’album di McDonald and Giles.
Questo è sicuramente uno degli album della mia vita. La sezione ritmica è straordinariamente solida e supporta una vena melodica molto presente e raffinata. Traspare in ogni traccia la gioia della musica e la libertà di realizzarla secondo le capacità, i gusti e la sensibilità degli autori, che sembra abbiano dato fondo al loro desiderio espressivo, dal momento che questo rimane il loro unico album come duo ed entrambi si dedicheranno principalmente a carriere di session man e di produzione, snobbando perfino la promozione live del loro album. Sebbene nella suite finale sia coinvolta un’orchestra di ottoni e di archi, come si usava allora in alternativa al mellotron, l’album ha nella semplicità il suo cardine sonoro con un percepibile nero infrastrumentale esaltato dalla recente rimasterizzazione del 2002 ad opera dei due artisti che sono intervenuti anche nel mixaggio e in qualche aggiustamento.
L’album è una gemma di prima caratura per gli amanti del rock progressivo. Imprescindibile.
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È un album che al primo ascolto piace subito e nei successivi ascolti piace sempre di più e non stanca mai. Il contenuto musicale è di valore assoluto ma anche le vicissitudini che hanno portato alla realizzazione dell’album sono assai interessanti e contribuiscono a dare senso alla musica di questo capolavoro. Micheal Giles e Ian McDonald erano membri fondatori dei King Crimson e dopo la realizzazione dell’album di esordio In the Court of the Crimson King e il primo tour internazionale abbandonano il gruppo per manifesta incompatibilità caratteriale con il leader emergente Robert Fripp e per la stanchezza e la lunghezza del live tour internazionale. I due fuoriusciti non faticano molto a convincere l’etichetta Island a produrre il loro primo lavoro che contiene per la maggior parte composizioni di Ian McDonald risalenti anche ad anni precedenti e una sola composizione di Micheal Giles. Malgrado tutto l’album ha una grande uniformità musicale e tematica, infatti la struttura ricalca il cosiddetto semi-concept con quattro canzoni sul lato A e una suite sull’intero lato B. Le influenze dei tardi Beatles da Revolver a Abbey Road sono evidenti ed esplicite come pure il tributo alle composizioni coeve di The Band; eppure le fonti sono portate ad esiti estremamente progressivi come era accaduto per il primo album dei King Crimson. La fortuna ci mette lo zampino e fa in modo che nella sala adiacente dello stesso studio di registrazione i Traffic stiano registrando John Barleycorn must die così Steve Winwood è disponibile a incidere il piano di Suite in C, la prima traccia dell’album di McDonald and Giles.
Questo è sicuramente uno degli album della mia vita. La sezione ritmica è straordinariamente solida e supporta una vena melodica molto presente e raffinata. Traspare in ogni traccia la gioia della musica e la libertà di realizzarla secondo le capacità, i gusti e la sensibilità degli autori, che sembra abbiano dato fondo al loro desiderio espressivo, dal momento che questo rimane il loro unico album come duo ed entrambi si dedicheranno principalmente a carriere di session man e di produzione, snobbando perfino la promozione live del loro album. Sebbene nella suite finale sia coinvolta un’orchestra di ottoni e di archi, come si usava allora in alternativa al mellotron, l’album ha nella semplicità il suo cardine sonoro con un percepibile nero infrastrumentale esaltato dalla recente rimasterizzazione del 2002 ad opera dei due artisti che sono intervenuti anche nel mixaggio e in qualche aggiustamento.
L’album è una gemma di prima caratura per gli amanti del rock progressivo. Imprescindibile.
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- bandAlexGolden Ears
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