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bandAlex
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Il destino cuffiofilo

Molto tempo fa ero convinto che per pilotare una cuffia fosse sufficiente pochissima potenza. Se mi capitava di acquistare una cuffia nuova, non mi ponevo domande sulla capacità di pilotaggio dell'amplificatore, ero sicuro che non ci sarebbero stati problemi. E in effetti era proprio così, visto che a quel tempo il mio amplificatore era un integrato Technics da 50 watt per canale.

Le cuffie in passato erano molto meno efficienti di quelle odierne. Le impedenze erano in genere più elevate e non era infrequente imbattersi in cuffie da 600 ohm di impedenza. Erano cuffie pensate per l'impianto casalingo, non erano assolutamente adatte ad essere pilotate con i lettori portatili. Gli stessi costruttori non si ponevano il problema, visto che per i portatili c'erano già le "cuffiette", cioè quelle che si trovavano nella confezione dei walkman. Le cuffiette erano piccole e pratiche e la loro bassa impedenza ben si adattava ai piccoli apparati alimentati a batteria.

Oggi la situazione è più fluida, la separazione tra cuffie da passeggio e per uso casalingo non è più così netta. Da una parte c'è l'abitudine dei consumatori più giovani, i quali tendono a circondarsi di apparecchi portatili di tutti i tipi (cellulari, lettori mp3, tablet, etc.), dall'altra l'invadenza degli stessi apparecchi in ambito casalingo ha imposto ai costruttori una vigorosa sterzata sulle caratteristiche elettriche dei propri trasduttori.

Per cui oggi abbiamo cuffie di altissimo livello e prezzo, che in passato sarebbero state considerate esclusivamente per l'uso home, che presentano impedenze tipiche delle cuffie portatili. La Denon D7000, una cuffia da quasi mille euro con un'impedenza di soli 25 ohm, è il classico esempio di come il mercato attuale delle cuffie sia stato inflenzato da un mercato dell'audio che è profondamente diverso da quello degli anni passati.

Capire se le cose siano cambiate in meglio o in peggio non è cosa semplice, ogni caratteristica di impedenza ha i suoi vantaggi e svantaggi. C'è da dire che cuffie come la D5000, la Shure SRH940 e tante altre, nonostante la loro bassa impedenza, suonano piuttosto bene, il che farebbe pensare al raggiungimento della quadratura del cerchio, e cioè cuffie di alta qualità che sono facilmente pilotabili anche dai portatili.

I costruttori sono ben felici di seguire questa strada, in quanto sanno benissimo di poter vendere più facilmente una cuffia "universale" piuttosto che una relegata all'impianto hi-fi casalingo (che non esiste più). Viceversa, i consumatori sono ben felici di poter collegare le loro cuffie a qualunque cosa generi un segnale audio: che sia un computer, un televisore o una lavatrice poco importa.

Se c'è una certezza, è quella del fatto che le cuffie sono ormai viste dalla maggioranza delle persone come un prodotto tipicamente legato all'audio portatile. Le persone comuni, ovvero quelle non malate come noi, non concepiscono una cuffia dal costo maggiore di 50 euro, che per suonare ha bisogno di un amplificatore dedicato che ne costa altre centinaia, quando allo stesso tempo la casa è piena di apparati che già suonano per conto loro e che sono costati una follia: basti pensare ai cellulari super-dotati con funzioni tipiche dei lettori audio. Le persone comuni non concepiscono tale accanimento per via della costante presa in giro perpetrata dai reparti di marketing con l'uso di paroloni come "high definition" o "24 bit" su prodotti di uso comune come i notebook, le schede madri per pc, i tablet, i cellulari e persino le macchinette fotografiche, prodotti che nulla hanno a che vedere con l'audio di alta qualità, me che di fatto, ahimè, gli sottraggono quote di mercato.

Quindi oggi è molto più facile far suonare una cuffia, con qualunque dispositivo, fisso o portatile che sia. Basta vedere le ultime top di casa Beyerdynamic e Sennheiser. La T1, nonostante sia da 600 ohm, presenta una sensibilità molto elevata e può essere pilotata facilmente anche da un portatile, se ci si accontenta di un volume sonoro non troppo alto. La HD800 è anche più sensibile, sia per via dell'impedenza più bassa, "soli" 300 ohm, sia per il gruppo magnetico particolarmente efficiente. E' quindi evidente lo sforzo fatto da queste grandi case produttrici: basta provare la più "vecchia" Beyerdynamic DT880 da 600 ohm, per rendersi conto che la sensibilità di tale cuffia non consente l'uso di un portatile e forse nemmeno di un amplificatore dedicato che non preveda in maniera specifica cuffie ad alta impedenza.

Quindi l'evoluzione va in una direzione ben precisa. Ciò nonostante ci sono cuffie - come le ortodinamiche - che vanno nella direzione opposta, e che per la natura dei loro trasduttori necessitano di potenze ben più elevate di quelle normalmente dissipate da una cuffia normale, potenze che cominciano ad avvicinarsi a quelle necessarie per pilotare un diffusore. Da questo punto di vista queste cuffie "strane" fanno categoria a se', e possono essere avvicinate alle elettrostatiche. Entrambe queste tipologie infatti hanno bisogno di un amplificatore sostanzioso inchiodato alla presa elettrica di casa.

In genere le cuffie a bassa impedenza non hanno bisogno di potenze maggiori rispetto a quelle ad alta impedenza: cambia solo la natura del pilotaggio, in quanto richiedono all'ampli una corrente maggiore, ma nello stesso tempo anche uno swing in tensione minore, per cui alla fine il prodotto non cambia e si parla sempre di frazioni di watt. Con alcune ortodinamiche il discorso è completamente diverso, perchè non solo sono a bassa impedenza e quindi richiedono corrente maggiore, ma sono anche a bassissima efficienza, e quindi richiedono anche swing in tensione elevati, il che si traduce in una erogazione in potenza inusitata per una cuffia, che può mettere in crisi gli amplificatori per cuffia anche molto dotati. Non è raro infatti che i possessori di queste cuffie le attacchino direttamente all'uscita altoparlanti dell'amplificatore da qualche centinaio di watt.

Le caratteristiche di queste cuffie aprono una prospettiva completamente diversa rispetto alle altre. Nelle normali cuffie infatti, anche quelle da 600 ohm, in genere la presa cuffia dell'ampli integrato è ampiamente sufficiente in quanto il partitore interno è progettato proprio per essere usato con questo tipo di cuffie. Ma con queste ortodinamiche, anche la presa cuffia dell'integrato non va più bene. Tranne rari casi piuttosto fortunati, il partitore non consente una resa di buona qualità con tali cuffie, per cui ci si trova nella situazione di rimediare a tale carenza con un adattatore apposito collegato ai morsetti per i diffusori, oppure collegare direttamente a questi ultimi la cuffia, senza colpo ferire. Quest'ultima soluzione lascia facilmente immaginare il rischio di potenziali danni per il trasduttore, che per distrazione può trovarsi a dover dissipare qualche decina di watt che ovviamente non può gestire.

Al cospetto di questa evoluzione del mondo delle cuffie, appare sempre più anacronistica e involutiva la famosa normativa IEC 61938 che stabilisce un'impedenza di 120 ohm per le uscite cuffia degli apparati casalinghi. Anzi, più che involutiva si può dire che è diventata una normativa assolutamente inutile e ormai nella maggior parte dei casi persino dannosa, visto che quasi tutti i costruttori oggi fanno riferimento per le loro cuffie ad amplificatori con impedenza di uscita vicina allo zero.

Chiunque si cimenti oggi nella progettazione di un amplificatore per cuffia non può non tener conto della nuova situazione. O quanto meno dovrebbe dare la possibilità di scelta all'utilizzatore, il cui orecchio funziona senz'altro meglio di chi vuole imporre normative che non hanno più senso di esistere.
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Commenti

Dirty Harry
7/6/2012, 21:01Dirty Harry
bandAlex ha scritto:Il destino cuffiofilo
...
In genere le cuffie a bassa impedenza non hanno bisogno di potenze maggiori rispetto a quelle ad alta impedenza: cambia solo la natura del pilotaggio, in quanto richiedono all'ampli una corrente maggiore, ma nello stesso tempo anche uno swing in tensione minore, per cui alla fine il prodotto non cambia e si parla sempre di frazioni di watt.

Penso che comunque questa possa essere un'importante chiave interpretativa per spiegare differenze di giudizio d'ascolto su cuffie, relativamente al pilotaggio da parte di amplificatori orientati più su un versante rispetto ad un altro.

bandAlex ha scritto:
Al cospetto di questa evoluzione del mondo delle cuffie, appare sempre più anacronistica e involutiva la famosa normativa IEC 61938 che stabilisce un'impedenza di 120 ohm per le uscite cuffia degli apparati casalinghi. Anzi, più che involutiva si può dire che è diventata una normativa assolutamente inutile e ormai nella maggior parte dei casi persino dannosa, visto che quasi tutti i costruttori oggi fanno riferimento per le loro cuffie ad amplificatori con impedenza di uscita vicina allo zero.

Chiunque si cimenti oggi nella progettazione di un amplificatore per cuffia non può non tener conto della nuova situazione. O quanto meno dovrebbe dare la possibilità di scelta all'utilizzatore, il cui orecchio funziona senz'altro meglio di chi vuole imporre normative che non hanno più senso di esistere.

E sì, è assolutamente vero...
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